sabato 28 aprile 2012

IL BRODO DI BITONCI

Tutto fa brodo. E tutto può essere utile per cambiare discorso (e distrarre gli italiani dai nuovi scandali).
Nel mitico nord-est un tabaccaio ha sparato sui banditi che avevano tentato un furto nel suo negozio. E Massimo Bitonci (deputato della Lega e sindaco uscente di Cittadella, Pd), invece di pensare al terremoto giudiziario che  sta colpendo il suo lurido partito, se ne è uscito con queste assurde parole:  "Ci sono troppi delinquenti in giro, ma io non lo imputo alla crisi. Bensì al fatto che Prodi a suo tempo ha aperto le porte a soggetti senza arte né parte, spesso dediti al crimine".

Bitonci, dunque, non ha trovato di meglio che tirare in campo Prodi. E mentre tutti parlavano degli scandali che hanno investito il Carroccio (e che hanno fatto svergognare pure la famiglia Bossi), lui preferiva raccogliere le firme per cacciare da Padova il figlio di Totò Riina.
... Ecco cosa deve inventarsi, in questo doloroso frangente, un povero leghista. Pur di spostare l'attenzione dell'elettorato altrove!

domenica 22 aprile 2012

L'IMPRESENTABILE BOSSI FAMILY

La famiglia Bossi come la famiglia Addams: uno più impresentabile dell’altro (e quello che segue è l'orrido album di famiglia)


  Anche l’ultimogenito di Umberto Bossi  è finito nel tritacarne mediatico che ha terremotato la famiglia del Senatùr. Pare infatti che la rinoplastica del giovanissimo pargoletto (Eridanio Sirio, per lui due nomi uno meglio dell’altro), sia stata pagata coi soldini dei rimborsi elettorali.
… E allora adesso sappiamo finalmente che in casa Bossi non è stato risparmiato nessuno. Ma proprio nessuno nessuno, eh!

  P
recedentemente alla notizia della rinoplastica di Eridanio Sirio, eravamo già preoccupati per gli esuberanti exploit dell'altrettanto semi-sconosciuto Roberto Libertà, che è poco più vecchio dell’altro fratello col naso-rifatto (e che ha avuto anche lui un secondo nome da brividi).
... Però, in questo caso possiamo star tranquilli: per Robertino non c'è stato nessun intervento estetico a nostre spese. Peggio: è stato accusato (e recentemente condannato), per aver lanciato un gavettone di acqua e candeggina ad un ragazzo comunista che stava attaccando un manifesto.

  Bisogna precisare che in passato quel moccioso di Roberto Libertà si era già fatto notare. Precisamente quando, ancora minorenne, era stato fermato dai carabinieri vicino ad una cascina dove si ritrovavano tanti giovani un po’ sbandati. Evidentemente la lezione non gli era servita a niente.
… Ebbene, non ci si crede, ma adesso, proprio questo sfacciato ha il coraggio (in seguito allo tsunami che ha travolto il Carroccio), di dichiarare con aria tutta seriosa: «Sono schifato, a dir poco. Purtroppo viviamo in questo paese di merda».

  D
el figlio più vecchio di Umberto Bossi (Riccardo, nato dal primo matrimonio del Senatùr), si sapeva che non aveva potuto partecipare al noto programma “L’isola dei Famosi”. E questo perché il padre glielo aveva proibito espressamente.
… Ma il vecchio Umberto non vedeva nessun problema, invece, se il primogenito si accompagnava con l'ex pupa Rosy Dilettoso. E anche adesso non vede problema per tutte le altre scorribande a cui si dedica tuttora il baldo giovanotto (che ha negato di aver mai preso soldi da Belsito, e che in merito ai recenti scandali ha preferito gridare pure lui - buon sangue non mente! - al complotto della Magistratura).

  Peraltro, tocca precisare che Riccardo Bossi dice (solo adesso? Troppo tardi!), di essere interessato unicamente allo sport. E assicura di non volersi assolutamente occupare di politica. Ma a suo tempo aveva lavorato (chissà a che titolo) al Parlamento europeo, come assistente di Francesco Speroni.
... Infatti, anche per questo era stato accusato di aver semplicemente beneficiato del potere politico del padre, suscitando le stesse polemiche che aveva provocato Franco Bossi (fratello del Senatùr, assunto - benché in possesso del solo diploma di licenza media inferiore! - come assistente parlamentare dell'eurodeputato leghista Matteo Salvini con la retribuzione di 12.750 euro al mese).

  Poi, naturalmente, nella famiglia Bossi ci sta il più balengo della tribù (il famosissimo Renzo, detto "il Trota"). Di lui si è già scritto di tutto e di più. A suo tempo il simpaticone si era fatto notare anche su Facebook, dove aveva lasciato il segno pubblicando un giochino razzista (“Rimbalza il clandestino”). E in seguito non ha mai smesso di fare casino e sparare cazzate, regalando tanti spunti per la satira.
... D'altra parte, era già tutto chiaro anche prima, bastava guardarlo in faccia questo qui! Già da studente Renzo Bossi era stato una autentica frana: era riuscito a passare la maturità solo al quarto tentativo, dopo ben tre prove andate a male (per colpa dei professori meridionali, dichiarerà il padre!).



http://www.youtube.com/watch?v=CYYNlliyTEU

  Ma tutti questi presunti pregiudizi dei professori meridionali non hanno impedito a Renzo Bossi di sfondare in politica. Perfino alla stragrande, sebbene tra mille sospetti (per dire: una sua amica era stata sospettata di aver diffuso dei dossier che avrebbe favorito la sua elezione a scapito di altri esponenti leghisti).
… E tutto questo andazzo è durato fino a quando, finalmente, il Trota è stato costretto a dimettersi da consigliere regionale. Con qualche ridicola scusa, ovviamente: lo avrebbe fatto per dare l’esempio, in tutta serenità (dice lui); lo ha fatto perché era stanco di fare quel duro lavoro ( ha precisato invece il padre!).

  M
a non è giusto buttare tutta la croce sul Trota, come tenterebbero di fare i leghisti. Già, i leghisti, che dovevano capirlo ben prima: da una madre come Manuela Marrone (titolare di una baby pensione dall’età di 39 anni, adesso accusata di aver finanziato la sua scuola “Bosina” coi soldi pubblici), che razza di figli potevano venir fuori? E da un padre come il vecchio e presuntuoso Umberto cosa ci si poteva aspettare, porcoggiuda?
… Ma certo, ma sicuro, era chiaro quali erano le tradizioni di famiglia: anche Umberto, da giovane, aveva bighellonato a lungo prima di inventarsi una carriera. Ed era infine riuscito ad improvvisarsi capo-popolo, ma solo dopo aver capito di essere negato in ogni altra attività lavoativa. Era negato assolutamente come poeta e come cantante (incise due dischi penosi, sui quali è meglio stendere un velo pietoso). Perfino la sua prima moglie (Gigliola Guidali), spiegò di averlo lasciato perché non si decideva a trovare un lavoro fisso. E perché aveva scoperto che quello mentiva spudoratamente (in un'intervista la poveretta raccontò che Umberto usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore, dicendole «ciao amore, vado in ospedale», senza tuttavia essersi mai laureato).

  I
figli di Bossi hanno semplicemente seguito l’esempio del babbo e della mammina. Se i genitori da giovani erano stati dei fanfaroni, loro hanno continuato per quella strada. Magari lo hanno fatto con più decisione (l’alunno che spesso supera il maestro), in ciò facilitati dai notevoli vantaggi che derivavano dal portare un cognome tanto potente (e prepotente).
… Cosicché, se i genitori adesso dovranno spiegare come hanno pagato tante cosette (la ristrutturazione della casa, l’università dei pargoletti, le spese mediche, le altre case, i fabbricati e i terreni), i figli invece dovranno spiegare dove hanno trovato i dané
con cui hanno pagato le multe, le belle auto, e tutto il resto.

  A
desso i leghisti cascano dal pero. E vorrebbero squalificare la moglie di Umberto Bossi accusandola di essere solo una terrona (a causa delle sue origini siciliane). E questo dopo aver fatto la stessa cosa anche con la sua amichetta Rosy Mauro (che invece ha origini pugliesi).
… Però fino a ieri gli omini verdi non si lamentavano di niente. Perdonavano tutto: la baby pensione, la scuola dove si insegnava il dialetto locale, le scemenze, e certe insulse superstizioni (tra di loro girava la voce che quando il Senatùr era ancora grave la moglie e Rosy Mauro disponevano attorno al letto del Senatùr alcune pietre che a loro dire avrebbero avuto proprietà magiche).

  C
he poi: se davvero i militanti della Lega ci tengono a far pulizia in casa, come mai non hanno mai preso in considerazione le parole di Angela Brivio Bossi, sorella del loro caro leader? Ebbene, quando al Senatùr rinfacciarono di questa lite tra fratelli, lui chiuse la questione insinuando che la sorella era brava solamente a preparare le bistecche. E lei, furiosa, si rivolse ai giornali raccontando come stavano davvero le cose: «Ah, se le ricorda bene le mie bistecche, lui! Perché per anni solo quelle ha mangiato, quel ‘mantegnù’. Che se non mangiava le mie bistecche, caro il mio Umberto…».
… E a questo punto tocca ricordare la stoccata (finale) sul “mantegnù” che mangiava a sbafo: «Aoh! Stiamo parlando di uno che ha organizzato tre feste di laurea senza essersi mai laureato!».

sabato 7 aprile 2012

LEGA DI FAMIGLIA

La Lega di Bossi inciampa sulla sua stessa propaganda, come il Vaticano. E' giusto così: chi di famiglia ferisce di famiglia perisce.



Le bugie hanno le gambe corte, e l'ipocrisia non regge al tempo e alle intemperie. Per questo la Lega di Umberto Bossi finisce in cacca come il Vaticano, e proprio sui temi su cui ha speculato. E' giusto così: chi di famiglia ("secondo natura") ferisce, di famiglia (quella esibita per propaganda) perisce.
... Ma il Senatùr non è sprofondato solo a causa dei figli (fanfaroni), o della moglie (arruffona e superstiziosa). Bossi è precipitato anche per colpa di tutti quegli altri ruffiani che - come lui - pretendevano di esaltare unicamente la famiglia tradizionale del "piccolo mondo antico" (con i suoi legami di sangue, di Fede, di clan, e di "tribù"). Sempre sputando sulle famiglie "altre", quelle dettate dall'affetto che sfugge alle regole di una legge o di una religione.


Non ci voleva molto a capire che tutto nella Lega era un pretesto per conquistare potere (e poltrone). Come ha spiegato Michele Serra su "Repubblica", quando ha scritto: «Tutto, nella storia leghista, è improvvisato e cialtrone, a partire da quel logo fantasma, "Padania", che non ha alcuna attinenza con storia e geografia e pare sortito da una partita notturna a Risiko annaffiata da troppo alcol. Proseguendo con il ridicolo crak del credito padano, l'inverosimile carriera politica del povero Trota, il cerchio magico con le fattucchiere e le badanti [...] i finti ministeri a Monza, gli elmi cornuti, gli affaroni in Tanzania... ».

Ce ne vuole di coraggio, per mostrare rispetto ad un cialtrone come Bossi! Perché questo qui, scrive ancora Serra, è «un fanfarone di paese, finto medico, cantante fallito, che per oltre vent'anni è riuscito ad abbindolare un popolo evidentemente abbindolabile».
... E infatti è così, l'Umberto è solo un ciarlatano che si vantava di avercelo duro (quando è chiaro che non riuscirebbe ad andare al cesso da solo). Tra una bestemmia e una ampolla al dio Po ha  mostrato il dito medio, ha buttato la bandiera italiana nel cesso, ha insultato, ha straparlato su tutto, ha minacciato, ha promesso miracoli, ha tradito i suoi alleati per ritornarci assieme quando gli conveniva, ha approvato le leggi piu' immonde e ha certificato che il suo compare Berluska credeva davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak.

domenica 1 aprile 2012

KATTOLICA KANAGLIA


Insomma, una domanda sorge spontanea: perché Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana, è sepolto nella basilica romana di Sant'Apollinare? Lo Stato italiano non vede qualche problema? E Santa Romana Chiesa (che negò i funerali a Welby), non ha nulla da dichiarare sulla questione?
... Walter Veltroni ha chiesto spiegazioni a chi di dovere, e intanto gli ha risposta il ministro dell'Interno (Anna Maria Cancellieri).

La ministra non ha perso tempo, e ha subito fornito una prima spiegazione: in data 10 marzo 1990 il cardinale Ugo Poletti rilasciò il nulla osta della Santa Sede alla tumulazione della salma nella prestigiosa basilica, e questo dopo che un monsignore (Pietro Vergazzi), aveva certificato che il famoso criminale era niente popò di meno che un grande benefattore (forse nel senso che aveva riempito di soldi qualche prelato che conta in Vaticano?).


In seguito a questo schifo (esattamente il 20 marzo, quindi pochi giorni dopo), lo stesso monsignore dichiarò l'exraterritorialità della basilica. E questo chiuse il discorso (e le bocche) per così tanti anni.
... Ma adesso la cosa è scoppiata, e Walter Veltroni (in un momento di lucidità), ha pensato bene di agitare nuovamente il fantasma di "Renatino". Con tutti gli annessi e i connessi che ne derivano.

Fantastico, sulla vicenda, il cinico commento di Giulio Andreotti: «Forse De Pedis non era un benefattore dell'umanità, ma di Sant'Apollinare sì».
... E puntuale è stato invece il commento del sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Non è accettabile che un bandito come De Pedis sia sepolto in chiesa» (Basilica, sindaco, non si offenda un benefattore, è una basilica!)