Povero Lucio Magri, prima ancora che arrivasse in cielo il giornale dei vescovi italiani ci ha fatto sapere che il suo suicidio è stato un “naufragio della speranza” .
(... E allora uno se lo chiede: se Dio esiste, perché non stramaledice tutti quei brutti corvi che attendono il nostro cadavere per gracchiarci sopra?)
Si dice che “uccide più la lingua che la spada”, ma la lingua biforcuta della Chiesa si accanisce anche su chi è già morto. E infatti il giornale dei vescovi italiani (“L’Avvenire”), ci ha spiegato che il suicidio di Lucio Magri è stato un “naufragio della speranza”. Addirittura.
Lucio Magri è sempre stato un comunista errante ed eretico. Nato democristiano, passò molto presto nel Pci (da cui è stato poi cacciato). Quindi ha fondato il “Manifesto”, per poi approdare al Pdup. In seguito è ritornato nel Pci (non più filosovietico), quindi in Rifondazione, e infine nel “Movimento dei Comunisti unitari”.
... Da uomo raffinato qual’era, Lucio Magri ha predisposto la sua fine con grande accuratezza. Mentre lui, in Svizzera, diceva addio ad una vita di passioni (politiche e non: è arcinota la sua lunga relazione con Marta Marzotto), a casa sua ha voluto che gli amici stessero in compagnia. Le sue ultime volontà sono state queste: «Niente pubblicità, niente funerale, niente necrologi. Vorrei evitare cerimonie pubbliche, rimembranze, etc…».
Viviamo in un Paese di atei-devoti che vorrebbero imporci la loro contraddittoria morale. Viviamo in una Italia di puttanieri pseudo-kattolici che si atteggiano a difensori dei “valori non negoziabili”. Viviamo in una epoca in cui Santa Romana Chiesa sta lentamente – quella sì, per davvero! – naufragando senza speranza di resurrezione. Ebbene, proprio in questo momento di sbandamento e di confusione Lucio Magri ci ha insegnato che dobbiamo amare la politica e la vita, ma che possiamo ribellarci ai bigotti che vorrebbero toglierci perfino il diritto – se ne avessimo bisogno - di porre fine alle nostre sofferenze.
Lucio Magri ci ha insegnato che possiamo rifiutarci di subire una fine dolorosa e disumana. Perché la vita riserva già troppa sofferenza, e non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo cedere alle paranoie del Vaticano (che ci vorrebbe pronti ad accettare ogni croce).
… Non solo: questo raffinato polemista ci ha spiegato che possiamo farlo con dignità, con compostezza, senza urlare, magari con un piacevole sottofondo musicale. Senza dover per questo sentirsi in colpa e perfino senza sporcare il tappeto.
Le ultime parole famose sul suo gesto
«Lucio Magri, fondatore del Manifesto, protagonista della sinistra eretica, è morto in Svizzera all’età di 79 anni. Morto per sua volontà, perché vivere gli era diventato intollerabile […]. Anche Magri voleva cambiare il mondo, e il mondo degli ultimi anni gli appariva un’insopportabile smentita della sua utopia, il segno intollerabile di un fallimento, la constatazione amarissima della separazione tra sé e la realtà. Così le ali ha deciso di tagliarsele da sé, ma evitando agli amici lo spettacolo del sangue sul selciato…».
(Da un articolo di Simonetta Fiori, per “Repubblica”)
«In Italia puoi decidere di andare all’estero a ucciderti legalmente, basta avere i soldi e le conoscenze. In Italia puoi decidere di andare all’estero per la fecondazione assistita, basta avere i soldi e le conoscenze […] esattamente come in Italia potevi abortire o divorziare alla Sacra Rota: bastavano i soldi e le conoscenze, e in parte è ancora così.
Gli è che una società del genere, in cui i diritti e le facoltà sono regolate dai soldi e dalle conoscenze, è feudale e ingiusta prima ancora che classista. E’ anche stupida e ipocrita, considerando che ormai viviamo in un’Europa senza frontiere…».
(Da un articolo di Filippo Facci, per “Libero”)
«Sono una decina i suicidi narrati dalla Bibbia e per nessuno vi è una condanna. Anzi, un suicida, per l’esattezza Sansone, viene perfino ricordato dal Nuovo Testamento tra i padri della fede…».
(Da un articolo di Vito Mancuso, per “Repubblica”)