martedì 6 aprile 2010

La destra che avanza (e poi arretra)

Tranquilli: magari la destra pseudo-kattolica avanza politicamente, però indietreggia elettoralmente.

Tranquilli: se la matematica non è un'opinione, Berluska e Bossi hanno perso voti entrambi, mi consenta!

Tranquilli: dice Eugenio Scalfari che la Lega ha guadagnato voti in Veneto, in Emilia, in Toscana, nelle Marche. Ma ne ha persi in Piemonte, in Lombardia e in Liguria.
... E sostanzialmente “non è affatto aumentata". Più semplicemente "ha perso meno degli altri”.
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Dall’articolo “Il vento vandeano, da Torino a Treviso”
(di Eugenio Scalfari, per “La Repubblica”)


« … I risultati del 29 marzo non possono essere archiviati come cosa nota. Pesano sul futuro, sui comportamenti dei protagonisti e sugli umori della società. Perciò dobbiamo esaminarli con cura e al di fuori della propaganda di parte, rileggendo i numeri emersi dalle urne e cavandone un significato.

Comincerò dalla Lega, che politicamente è il partito vincitore. La sua vittoria politica è indubitabile: non governava nessuna Regione ed ora ne governa due; in Veneto ha largamente superato il Pdl; il Nord padano è saldamente guidato dal centrodestra e in particolare dalla Lega che può vantare anche una penetrazione inquietante in Emilia.
Alla vittoria politica non si è però accompagnata una vittoria elettorale in termini di cifre assolute. Gli elettori della Lega infatti sono stati due milioni e 750 mila; nelle europee erano stati due milioni e 900 mila; nelle politiche del 2008 ne aveva raccolti due milioni 847 mila. Il dato delle regionali del 2005 appartiene ad un'altra era geologica e non è dunque comparabile con quello attuale.
Roberto D'Alimonte sul '24 Ore' del 31 marzo ha scorporato questi dati, regione per regione constatando che la Lega ha guadagnato voti in Veneto, in Emilia, in Toscana, nelle Marche, ma ne ha persi in Piemonte, in Lombardia e in Liguria.
Il risultato netto segna, rispetto alle europee, una perdita di 147 mila voti. Il risultato ci dice dunque che la Lega, in cifre assolute, non è affatto aumentata ma ha perso meno degli altri. Il suo peso politico è fortemente cresciuto ma il numero dei voti è più o meno quello che aveva negli scorsi due anni. Sfondamento dunque non c'è stato. Lo stesso confronto esteso agli altri partiti dà i seguenti risultati in confronto con le europee: il Pdl ha perso due milioni e mezzo di voti, il Pd un milione, l'Idv 450 mila, l'Udc 360 mila.
Le percentuali registrano queste realtà, profondamente influenzate dalle astensioni nonché dalle dimensioni di ciascuno dei partiti sopra indicati, ma lo specchio più realistico ce lo fornisce il confronto globale con il corpo elettorale di tutti i cittadini che hanno diritto al voto.
Utilizzo le accurate elaborazioni di Luca Ricolfi che è un riconosciuto esperto in questa materia ('La Stampa' del primo aprile). Fatti 100 gli elettori con diritto di voto, il 30 per cento non ha votato, 12 hanno votato Lega e Idv, 29 hanno votato per i due partiti maggiori (Pdl e Pd) e i restanti 19 hanno votato per le decine di partiti e liste restanti. "Il principale partito di governo - conclude Ricolfi - è stato votato da un italiano su sette, mentre tre italiani su sette non ha partecipato al gioco".
Dal canto mio, sommando i voti del Pdl nelle tre Regioni del Nord, ottengo due milioni 384 mila voti e sommando quelli della Lega ne ottengo due milioni 292 mila. In Piemonte Lombardia e Veneto la Lega è complessivamente inferiore al Pdl di soli 152 mila voti. Di fatto nella Padania Bossi non ha superato Berlusconi ma l'ha raggiunto, conquistando due governatori su tre.
Questo è lo stato dei fatti: Non sono opinioni ma numeri… ».

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* A questo post va collegato quello dal titolo "Pagliacci". Inoltre, altri post ancora sono sul blog N.tuttoL'ANNO, sul blog N.ogniDI', sul blog F.&FASTIDI.

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